Longevità, piante resistenti alla siccità e bioreattori nel futuro del biotech.
Le chiavi molecolari per vivere più a lungo, bioraffinerie rispettose dell'ambiente, piante capaci di crescere nei deserti, la medicina rigenerativa e quella predittiva, la vita sintetica: sono le frontiere che le biotecnologie sono già pronte ad esplorare e che si preparano ad entrare nella vita di tutti i giorni.
''E' la corsa che l'Italia non può permettersi di perdere'', ha detto Alessandro Sidoli, presidente dell'associazione che riunisce le aziende biotecnologiche italiane, l'Assobiotec (Federchimica), inaugurando la Settimana Europea delle Biotecnologie. Saranno sette giorni di incontri, conferenze, spettacoli voluti dalla Commissione Europea per far conoscere che cosa sono e che cosa fanno le biotecnologie. In Italia, dove partner della Settimana Europea è l'Assobiotec, sono 35 le iniziative in programma, molte rivolte ai giovani. Filo rosso della manifestazione sono i 60 anni dalla scoperta della struttura a doppia elica del Dna, pubblicata sulla rivista Nature nel 1953 da James Watson e Francis Crick. ''Da allora la rivoluzione è stata rapidissima, tanto che per ottenere la mappa dell'intero patrimonio genetico oggi bastano pochi giorni, se non ore'', ha osservato uno dei pionieri delle biotecnologie in Italia, Riccardo Cortese. ''Se oggi la mappa del Dna di un individuo costa 5.000 dollari, in pochi anni potrebbe costarne mille'', ha detto Gabriele Milanesi, dell'università di Milano. Sono risultati chiave per la medicina personalizzata. Sempre più vicina anche la cosiddetta medicina rigenerativa e la chiave ''è capire i meccanismi che controllano la riprogrammazione delle cellule'', ha osservato il genetista Edoardo Boncinelli, dell'università Vita e Salute di Milano, riferendosi ai cocktail di geni utilizzati per far viaggiare indietro nel tempo le cellule adulte fino a farle tornare bambine. In deciso sviluppo anche le bioraffinerie, ossia gli impianti nei quali sono i batteri geneticamente modificati a produrre i biocarburanti in modo sostenibile per l'ambiente. ''Oggi esistono 34 impianti sperimentali di questo tipo in Europa, tutte le Nord'', ha detto Fabio Fava, dell'università di Bologna. Si scommette anche sulle biotecnologie che rendono le piante più produttive e resistenti a pesticidi e malattie, ha rilevato la genetista Chiara Tonelli, dell'università di Milano. ''Tuttavia gli Ogm fanno paura e in Italia è davvero difficile discuterne'', ha aggiunto il presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della vita, Franco Cuccurullo. Eppure, quello che per il direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'università di Pavia, Carlo Alberto Redi, dovrebbe essere chiaro è che dire 'no' alle biotecnologie significa ''tornare ad una civiltà pre-industriale'' o, meglio, ''a tornare nelle caverne''.
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